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Storia della Gastronomia - I misteri eleusini e il ciceone

01/07/2009
Ad Eleusi, antica città sacra non lontana da Atene, Demetra, la dea che personificava presso gli Elleni la Terra Madre, giunse dopo molto vagare, disperata perché la sua adorata figlia Kore (ovvero, semplicemente, « la fanciulla »; poi identificata con Persefone) era stata rapita da Ade, il dio degli inferi, e da questi trasportata nelle buie profondità sotterranee. Spossata, la dea apportatrice delle messi, digiuna da tempo, viene in incognito accolta dalla regina Metanira, e da lei ristorata, come nell'inno omerico a Demetra si canta: «Allora Metanira, riempita una coppa di vino dolce come il miele, a lei la porgeva; ma la dea la respinse: disse che a lei, in verità, era vietato bere il rosso vino, e comandò che le offrisse come bevanda acqua, con farina d'orzo, mescolandovi la menta delicata. La donna preparò il ciceone, e lo porse alla dea, come ella aveva ordinato: Demetra, la molto venerata, accettandolo inaugurò il rito».

Di che rito si tratti, è presto detto: i «Misteri eleusini», fulcro della religiosità che fu detta misterica (da myo, che significa tener chiusi gli occhi, o la bocca) e che, fondendosi coi riti dionisiaci e coi culti orfici, costituì sempre l'altra faccia, quella ctonia (ovvero sotterranea) ed iniziatica, della religione e della religiosità greca. L'Inno omerico a Demetra (risalente alla fine dell'VIII secolo a.C., supperggiù quando Eleusi cade nella sfera di influenza ateniese) narra la fondazione del mito e del rito eleusino, con tutta evidenza molto più antico, perlomeno di età micenea.

Non è certo questa la sede per una analisi dei culti misterici o della ambigua, bicipite religione greca: ci interessano semmai i riflessi nel nostro terreno d'indagine, l'alimentazione.
Fondando il rituale eleusino, Demetra, reduce da un lungo digiuno, beve il ciceone (kykeon), la bevanda sacra «che se non è agitata, si disgrega», come ricorda Eraclito con una osservazione non banale che non riguarda solo l'aspetto fisico della bevanda, che è una sospensione di particelle di menta e di grossolana farina di orzo. E il ciceone dovranno bere gli iniziandi, dopo aver digiunato, prima di essere ammessi alla conoscenza dei misteri. Ora, questa bevanda sacra che storici delle religioni ritengono anche blandamente allucinogena e psichedelica («il kykeon risulta una miscela "esplosiva" con effetti assai probabili di droga leggera.

L'olio essenziale di menta, oleum pulegii, per le sue particolari qualità note anche alla farmacopea moderna, in aggiunta all'alcolato risultante dalla fermentazione dell'orzo nell'acqua – scrive per esempio in un suo ampio saggio sui misteri, Mysteria, apparso su «Storia e dossier  del dicembre 1992, Ileana Chirassi Colombo – può provocare facilmente alterazioni di coscienza e allucinazioni»; ma quanto tempo prima dell'uso dovrebbe essere preparato, il ciceone, per consentire l'inizio di una fermentazione alcoolica? Da quello che sappiamo, l'iniziando, e poi l'iniziato, preparava addirittura lui stesso la farina a partire da chicchi interi di orzo: come faceva in tempo a fermentare, insomma, il ciceone?), ci è nota anche dalla letteratura comica come tonica e rinfrescante bevanda campagnola (spesso col timo sostituito o aggiunto alla menta come erba aromatica), talmente rustica da essere sdegnata dai cittadini, ed è anche palesemente imparentata col «ricostituente» omerico a base di vino Pramnio, formaggio grattugiato e cipolla preparato sotto la tenda di Nestore durante la guerra di Troia.

Gli iniziati, detti «misti» (mystoi) dovevano sottostare ad un rigido codice alimentare molto simile a quello pitagorico. Oltre al digiuno totale fissato per la notte precedente l'inizio delle grandi celebrazioni, i misti devono astenersi dai volatili da cortile, dai pesci, dalle fave, dalle melagrane, dalle mele, dalle uova. «Ciascun divieto ha un suo specifico senso – citiamo ancora dal saggio della Chirassi Colombo – nell'organizzazione del codice alimentare. Possiamo rapidamente osservare che il tabù delle fave segnala la nota opposizione legume/cereale, nel senso di precereale versus cereale, e vuole sottolineare la ribadita "attualità" della dimensione demetriaca. Alla fava è attribuita anche una capacità di generazione per sviluppo interno, da decomposizione e metamorfosi, un tipo di generazione presessuale, predemetriaca. Dalle fave sepolte nel letame nascono esseri umani. Come l'uovo, la fava possiede il principio di generazione, perciò è vietata dai Pitagorici. Kyamoi (fave) sono per metafora i testicoli, e così via. La melagrana si pone nella stessa prospettiva, con in più l'aggravante di presentarsi come il cibo di morte, quello che trattiene Kore sposa a fianco dello sposo infero. Per gli altri tabù (volatili, pesci, uova) può valere la stessa prospettiva: la dea rifiuta i cibi non perfettamente "attuali". Gli animali ovipari rimandano, o sembrano rimandare, alla pre o extra-attualità di una dimensione precedente la differenza sessuata che la cultura demetriaca non può e non vuole riconoscere, in quanto situazione ritenuta caotica».

Nel kernos, il vassoio rituale che fa parte dell'arredo sacro eleusino, compaiono in varie coppe, insieme con spezie, vegetali, grani di cereali, frutta, anche miele, olio, latte e vino: una serie di cibi frugali e prevalentemente vegetali (o sentiti come tali) ma non certo selvatici (al contrario!) o pauperistici; si tratta di un regime che un pitagorico potrebbe benissimo far suo (vino incluso, perché Pitagora lo vietava solo a chi si fosse spinto molto innanzi nella speculazione filosofica) e che, rispetto alle negative utopie alimentari di Platone, è un vitto piacevole, ricco e variato.

Per chi non ricorda il mito di Demetra e Persefone, ricorderemo che, rapita quest'ultima da Ade e fatta sua sposa, viene vanamente cercata dalla madre su tutta la terra; saputo che è stata sottratta dal signore degli inferi, Demetra blocca lo sviluppo di tutte le messi: presto gli uomini e le bestie morranno per mancanza di cibo, e gli dei stessi deperiranno, privati dei sacrifici. Zeus stesso, che aveva tenuto bordone a suo fratello Ade nel momento del rapimento, manda Hermes, il messaggero, nell'Erebo, perché convinca Ade a mollare la preda. Il re degli inferi finge di acconsentire alla richiesta del re degli dei, ma prima di accommiatarsi da Kore le fa mangiare dei chicchi di melagrana. Il cibo infero farà sì che Kore non possa più tornare stabilmente nel mondo supero: dovrà alternare la sua esistenza, secondo un ciclo agrario che ricorda quelle sementi alle quali presiede sua madre Demetra, per due terzi sulla terra ed un terzo sottoterra, dove regnerà come Persefone al fianco di Ade.

Altro sottinteso del mito è che la liberazione totale dalla morte (come si vedrà più drammaticamente con Orfeo, il capostipite del terzo filone, dopo quelli demetriaco e dionisiaco, dei culti misterici) è impossibile persino per gli dei. Ma questo, va da sé, è tutt'altro discorso. (11. continua)