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Oliviero Toscani: Alla larga dall'idiozia televisiva

01/11/2005
dialogo con Oliviero Toscani, fotografo geniale noto in tutto il mondo per le sue campagne pubblicitarie innovative e provocatorie e che al rumore caotico della "telesocietà" preferisce la quiete della sua fattoria nella campagna pisana...

Allora, signor Toscani, che parere si è fatto del mondo enologico italiano?
Be’, ho la ferma convinzione che un certo provincialismo di fondo ne stia minando l’impalcatura, producendo effetti devastanti nell’immagine del prodotto agli occhi degli acquirenti stranieri. I Francesi, per fare un esempio, hanno in questo senso dei numeri da darci: non stanno certo lì a discriminarsi tra loro, inondando le varie kermesse del settore di quella sterile autoreferenzialità che non aggiunge davvero nulla alla vendibilità dei vini. Vini, tra l’altro, quelli italiani, sulla cui qualità sfido chiunque a discutere…

Lei è famoso per le sue campagne pubblicitarie provocatorie e anticonvenzionali, i suoi scatti hanno girato il mondo e sovvertito non poco le regole della comunicazione: ritiene sia possibile applicare lo stesso trattamento al mondo del vino nostrano?
Anzitutto andrebbe detto che il vero nemico dei produttori del Belpaese è la loro radicata, italianissima litigiosità. Ho fatto dei lavori per imprenditori stimatissimi nel campo (come ad esempio Marco Felluca), ma ho sinceramente avuto grossi problemi a mettermi in relazione con le consorterie che orbitavano intorno a quei progetti, perché subentravano sempre meschini interessi personali di questo o quell’altro viticoltore che istillavano un’assurda atmosfera guerresca in ogni iniziativa, in ogni sano tentativo di consociarsi e lavorare di comune accordo. Stavo impazzendo! Con questo non voglio dire che si possa fare di tutta l’erba un fascio, mi par chiaro. Esiste un cospicuo numero d’intelligenze che sta lavorando alacremente sulla questione, giovani teste pensanti che invitano le punte del settore a cambiare atteggiamento, e a depurare l’ambiente da alcune visioni preconcette sulle attuali leggi di mercato e di promozione.
Ad ogni modo io sono diventato un produttore di vino, e ho in testa un approccio nuovo nella commercializzazione del mio prodotto, qualcosa che – spero – vivacizzerà non poco la faccenda.

Quindi, in questa Italia di Isole dei Famosi e Talpe, di bagarre elettorali e Devolution, pensa sia ancora applicabile una idea creativa e provocatoria della comunicazione?
Ma scherziamo? È proprio in questo momento che bisogna agire per dare una scossa alla moltitudine di tele-ammaestrati; personalmente non amo particolarmente la televisione - né la odio, per la verità… Semplicemente la guardo poco…

A questo proposito sappiamo che lei vive in aperta campagna, immerso in un’atmosfera rurale che mal si concilierebbe con l’idea globalizzata e hi-tech cui i media sono soliti fare riferimento quando si parla dei suoi interventi - tra l’altro, ho letto una intervista in cui si dichiarava assolutamente a favore della tecnologia digitale nell’arte fotografica (al contrario di molti suoi colleghi, nostalgici delle camere oscure quando non del flash al magnesio) e quindi mi chiedevo, come fa a conciliare tale modernità agli antichi valori contadini?
Ma è esattamente questo, il segreto: la mia fattoria è a trenta chilometri da un importante aeroporto, ma è abbastanza raro che io m’immetta nel caotico traffico cittadino, a perdere tempo ed energie mentali ad insultare il mio vicino che ha parcheggiato in seconda fila. Sento la terra ma sono consapevole del computer, e uso entrambi per stimolare la mia creatività…

Un’ultima domanda, ha avuto modo di provare il nostro Primitivo?
Buonissimo, nessun dubbio. E non lo dico per piaggeria. Siete una regione con una grossa potenzialità, e state lavorando di lena, questo è sotto gli occhi di tutti. Di tanto in tanto si ha notizia di alcuni scivoloni qualitativi, ma questa è la legge del mercato, ed è ragionevole che si sperimenti per poi magari tornare sui propri passi, ma nel complesso vedo che la Puglia sta acquisendo una sempre maggiore credibilità produttiva, qualcosa che porterà molto avanti i vostri vini. Certo, a voler fare i maliziosi, bisogna dire che i personaggi come Albano Carrisi forse non vi fanno un gran servizio. Stimo e apprezzo l’artista, per carità, ma andando a partecipare ai Reality con il vino in bella mostra forse contribuisce a svilire quel grande sforzo operativo che c’è dietro alla rinascita dei vostri ottimi vini, e si corrompe la percezione che hanno di voi i consumatori italiani: quella di una regione di lavoratori seri…