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Note a Margine - Alceo Novembre 2008

01/11/2008
C’è un qualsiasi saggio di danza classica di una qualsiasi scuola di paese in un qualsiasi venerdì prenatalizio. Ci sono bambine qualsiasi. Cicciottelle e dalle gambe storte. Graziose o munite di peluria precoce sotto il naso. Più o meno goffe nel provare a eseguire le coreografie progettate dalle maestre. Più o meno partecipi ma generalmente annoiate dell’ennesima esibizione dopo che già c’era stata quella del coro, quella del corso di inglese, e del corso di musica e di quello di pattinaggio.
La fauna genitoriale è sempre la stessa. Non saluti neppure più, tanto sei abituato a vederli. I papà che non ne possono più di far fotografie e filmini. E le mamme. Indefesse mamme italiane. Le stesse che sostano nei cortili delle scuole a discutere per due ore e mezza sul colore del vaso da fiori da regalare alle insegnanti. Che litigano con la rappresentante per aver subìto l’onta di non essere invitate alla Grande Consegna Dell’Oggetto Più Kitsch Dell’Anno con distribuzione ai compagni di ennesimo pasticciotto per trippe infantili già satolle di dolciumi e cibo spazzatura. Queste mamme che a ogni happening piombano su tacchi cento e fasciate di griffe cubitali neanche fossero al cocktail di inaugurazione di una profumeria. Glielo leggi negli occhi che la stanca recita che si terrà è per loro un evento cui hanno atteso senza tralasciare neanche un piccolo dettaglio. Le più meticolose son le mamme delle femmine. Forse da piccole nessuno le ha fatte mai esibire, o forse mimano in paese i fasti dei cretini di Amici e del Grande Fratello che guardano in tv. Credo che si potrebbero far soldi seri se, invece che scuole di danza musica lingue per infanti, qualcuno avviasse corsi pomeridiani per 30-40enni ma con la dicitura chiara e inequivocabile “il corso finirà con uno spettacolo su palco di 300 mq e torri di fari e microfoni e telecamere”.
Si iscriverebbero a centinaia e la smetterebbero di torturare le figlie di 7 anni. In mancanza di occasioni di mostrare esse stesse il passo imparato in palestra o il gorgheggio che viene perfetto sotto la doccia, le Mamme solcano instancabili le strade dei paesi alla ricerca del nastrino giusto, della scarpetta a colore, della collana che luccichi quando l’occhio di bue ti punta. E neppure mostrano segni di cedimento nelle lunghe trottate pomeridiane da una palestra a un oratorio a un doposcuola a trasferire la figliolanza come si trasferirebbe una band rock da uno studio televisivo a un hotel a uno stadio.
Con Mamme siffatte ci si aspetterebbe una generazione di Lolite in preda ad ansia da prestazione. E invece le fanciulle son tranquille al loro posto. Scocciate. Aspettano il momento di esser chiamate. Chi invece, anche sotto effetto di benzodiazepine, si tormenta le unghie e tormenta il marito affinché filmi in primo piano ogni singolo istante dell’esibizione: è La Mamma di trenta o quarant’anni. Guarda lo spettacolo con un’aria così tesa che pare essere in gioco una scrittura per Broadway.
L’altro venerdì c’era una novità, nella selva di videocamere e mamme in panico. Erano i mazzi di fiori. Grandi, da innamorato pazzo la mattina dopo il primo bacio. Tanti, qua e là, fra il pubblico. Ho pensato fossero tutti per le maestre di danza. Ho ipotizzato scissioni fra le fazioni di mamme. Mancati accordi sul colore delle rose. Invece l’episodio strabiliante si è verificato alla fine del lunghissimo saggio. Queste mamme piangenti che raggiungono le settenni col fascio in mano e glielo porgono. Qualcuna, insieme alle rose, tende anche una scatola con dentro una catenina d’oro. Le bambine sono un po’ imbarazzate un po’ infastidite. Ma Le Mamme non demordono. L’atrio della scuola è il mega-camerino delle star, e alle star, nel backstage, si portano propriamente fiori.
La vera recita, la pantomima davvero interessante si consuma lì, dietro le quinte. Bambine trasformate in ridicole parodie di artiste. I sogni dentro i petti di queste portatrici di rose. Oggi il saggio di danza, domani la sfilata per Miss Spiaggia e a seguire i provini per aspiranti stelline televisive. Mi raccontano che identico fenomeno si registra nelle città settentrionali, nei veri camerini di rinomati teatri presi in affitto dalle scuole di danza per i saggi finali. Vanità da outlet. Narcisismo spicciolo per una classe media sempre più immiserita culturalmente ed economicamente. Prosit.