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Note a Margine - Alceo Novembre 2006

01/11/2006
Inizio d’autunno, tempo di mosto nelle botti, di trombe d’aria che strapazzano ulivi secolari e muretti a secco, di scolari che ritornano fra i banchi e di insegnanti che gli continuano a ripetere nelle orecchie che “le vacanze son finite”. In realtà quel concetto, i professori, lo ribadiscono a se stessi.
Gli ormai pochi docenti under 40 che circolano per le scuole meridionali tornano in classe con l’espressione falsamente entusiasta. In realtà, prima di quelle roventi inziali settimane scolastiche, essi si son già sciroppati le nuove direttive ministeriali, hanno buttato giù taluni impressionanti, per inutilità e uggia, documenti di programmazione didattica ed educativa (scartoffie che il trascorso management romano aveva argutamente ribattezzato “progettazione”, oltre che appesantito di un poderoso faldone denominato “portfolio delle competenze”, oggidì spazzato via nel senso letterale del termine: dossier cartonati costati migliaia di euro e centinaia di ore di torpido lavoro vengono per il momento utilizzati per non far sbattere le finestre, ma presto prenderanno la strada del cassonetto della carta). Hanno litigato per accaparrarsi un orario di lavoro quanto più consono alle proprie esigenze (le signore con le figlie all’università prediligono il sabato libero, agli sparuti maschi dài ingressi alla seconda o terza ora e li fai felici di godersi il cappuccino al bar e la sbirciatina a la Repubblica).
Durante questo grottesco interregno prima della calata degli alunni, qualcuno è arrivato un giorno e ha sparso la notizia che il nuovo ministro favorirà la trasmigrazione dei docenti verso altri comparti sguarniti della Pubblica Amministrazione. Voi pensate che dici una cosa del genere a un prof e quello ti sputa in un occhio e invece la notizia ha stampato sulle facce dei compilatori di programmazioni uno dei rari momenti di ebbrezza.
Alla maggior parte di loro già pareva di sentire sotto al sedere la soffice gommapiuma delle poltroncine ergonomiche del Catasto piuttosto che il compensato delle seggioline da quattrenne sulle quali giacevano semianchilosati da ore. Tre mesi di vacanze, mezza giornata di lavoro, weekend lunghissimi: tutti i piccoli patetici privilegi di questa professione erano spazzati via dal miraggio di una scrivania e di un computer solo per sé.
Poi è entrato questo signore e ha invitato tutte a far silenzio e a esaminare l’ultima circolare intorno all’opportunità di “vincere la timidezza attraverso la manipolazione della creta: una sfida possibile”, nonché, perfettamente compreso nella parte del Pubblico Ufficiale, a redigere un “verbale” al termine delle “seduta”. Un tempo usava chiamare questo signore con dignità “direttore” oppure “preside”.
Attualmente l’atroce gergo dei barbari lo ha promosso a “dirigente” facendo sentire in dovere frotte di maestri e fini professori di greco a utilizzare supinamente questa parola che indica una funzione nella gerarchia amministrativa per rivolgersi al titolare di quella funzione (è come se la dattilografa di un’azienda si rivolgesse al suo capo dicendo: “Senta, customer care manager, avrei bisogno di un permesso”: secondo questo parallelismo il preside a sua volta dovrebbe rimbrottare il prof di disegno ritardatario dandogli del “docente qualifica KA05”). Comunque la prof lecchina ha steso un verbale e, forse già fantasticandosi fra gli incartamenti del Ministero delle Finanze, ha perfino sbarrato e fatto firmare le righe bianche. Ma al primo suono della campanella dei propositi del Ministro non s’è parlato più e KA05 s’è ritrovato, dopo ben tre mesi di astinenza, a vibrare la sua voce pedagogica in queste aule cadenti e zuppe di scirocco.
Un senso di straniamento lo ha preso soprattutto quando il bidello ha portato la circolare sui convegni e i concorsi in giro per la provincia: meteoriti nel Salento, il bambino irreale, le fiabe sugli asini, diabete mellito e cerchi di grano. Tentativi maldestri di “aggiornare” il corpo docente. Corpo che avrebbe solo bisogno di un semplice e drastico intervento: essere dimezzato, prepensionato (i sinistri gerontosauri dalle caviglie varicose che si aggirano in ciabatte per i corridoi delle scuole del Sud hanno un che di tragico), trasferito, infine messo nelle condizioni di lavorare e di guadagnare il doppio.